Diane Leather, pioniera oltre la frontiera

20 Settembre 2018

Nei giorni scorsi è scomparsa la mezzofondista britannica che per prima, nella storia dell'atletica femminile, aveva abbattuto la soglia dei 5 minuti sul miglio nel 1954

di Giorgio Cimbrico

Qualche giorno fa se n’è andata Diane Leather: aveva 85 anni ed era stata la prima donna a correre il miglio sotto i 5’, ventitre giorni dopo la discesa sotto i 4’ di Roger Bannister sulla pista oxoniana di Iffley Road. Sir Roger ha lasciato questo mondo il 3 marzo, Diane sei mesi dopo.

Il 6 maggio 1954 è una di quelle date che non possono essere dimenticare, il 29 maggio 1954 è patrimonio di pochi “E’ triste che l’impresa di Bannister sia conosciuta da tutti e quella di Diane sia nota soltanto a un ristretto circolo dell’atletica”, scrisse l’ingegner Peter Charles, a lungo marito di Diane. Triste ma anche inevitabile: poco più di 60 anni fa le donne che avevano preso la decisione di correre erano rinchiuse nell’angusto spazio dello sprint e degli ostacoli: gli 800 di Amsterdam 1928 si erano risolti in un episodio isolato e certe bizzarre considerazioni mediche avevano fatto il resto. Ma le pioniere non avevano mai desistito: le campionesse professioniste d’oggi hanno un debito di riconoscenza inestinguibile con queste coraggiose ragazze.

Tra il ’52 e il ’53 iniziò la caccia al primo sub 5’ e il record – al tempo, miglior prestazione – passò di mano in mano: 5:11 di Anne Oliver, 5:09.8 di Enid Harding, 5:08.0 di Oliver. Il primo serio scossone venne offerto proprio da Diane, 5:02.6 a White City, in una gara a inviti nel corso del match Inghilterra-Olanda. Un mese dopo, a Timisoara, la romena Edith Treybal sfiorò l’impresa: 5:00.3.

Diane, figlia del chirurgo James e di Mabel e cresciuta in compagnia di cinque fratelli, preparò lo sbarco sul nuovo continente per la primavera dl ’54: a Birmingham, nello Spring meeting organizzato dal suo club, i Birchfield Harriers (abbracciati dopo che la signorina Leather aveva deciso di lasciare netball e lacross), tolse un piccolo decimo al tempo della Treybal ma il progresso non le diede particolare gioia e così tre giorni dopo, ai campionati delle Midland, dopo essersi “scaldata” negli 800, attaccò ancora i 1609 metri. A differenza di Bannister, non ebbe lepri al suo servizio e fece tutto da sola.

Quel 4:59.6 venne salutato con poche ed emozionate parole: “Bene, ce l’ho fatta finalmente”. Non si sarebbe fermata qui e nell’accoppiata di apparizioni del ’55 nello stadio londinese di White City avrebbe corso in 4’50”8 e in 4’45”, in entrambe le occasioni con ufficiosi tempi di passaggio ai 1500, 4:30 e 4:22.2, che equivalevano ad altrettanti record mondiali, ufficiosi pure quelli. Il record del miglio avrebbe resistito sette anni, sino al 4’41”4 della neozelandese Marise Chamberlain che in quell’occasione fu anche la prima a scendere sotto i 4:20.

Quando, molti anni dopo, Athletics Weekly la piazzò al secondo posto nel ranking britannico dei 1500, alle spalle di Dame Kelly Holmes, Diane reagì con spirito: “Non avevo idea di esser stata una pioniera”. Per sua disgrazia i 1500 non facevano ancora parte del programma delle manifestazioni importanti ma riuscì ugualmente a catturare un paio di medaglie di valore: seconda negli 800 agli Europei del 1954 e del 1958, alle spalle delle sovietiche Nina Otkalenko, cinque volte primatista mondiale, e Yelizaveta Yermolaeva. A Roma 1960, fresca di matrimonio e iscritta come Diane Charles venne eliminata nelle batterie degli 800, diede l’addio e l’anno dopo ebbe il primo dei suoi tre figli. Dedicò il resto della vita, prima nelle natie Midland e poi in Cornovaglia, all’aiuto e alla protezione dei bambini.

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