Scuole di Atletica intitolate a Lo Giudice
10 Luglio 2025di Christian Diociaiuti
Le Scuole di Atletica del Comitato Regionale FIDAL Lazio porteranno da oggi il nome di Giorgio Lo Giudice, figura simbolo dello sport romano e laziale, scomparso lo scorso 4 giugno. Un tributo sentito e doveroso a chi ha saputo attraversare – e raccontare – tutta l’atletica, con passione, dedizione, rigore e inesauribile amore per i giovani. Lo ha deciso il Consiglio Regionale FIDAL Lazio.
“Giorgio è stato un maestro per tanti di noi – dichiara il presidente del Comitato Regionale FIDAL Lazio, Fabio Martelli – e non solo in pista. La sua vita è stata una palestra di valori. Intitolare a lui le nostre Scuole di Atletica è un modo per far sì che il suo esempio continui a vivere ogni giorno, nelle corsie, nei salti, nei lanci, nei sogni dei ragazzi e delle ragazze che si avvicinano alla regina degli sport. Il nome di Giorgio diventerà sinonimo di entusiasmo, di preparazione e di accoglienza.”
A lavorare a questo riconoscimento è stata anche Francesca Spadoni, responsabile del progetto Scuole di Atletica per il CR Lazio, che da anni si impegna con energia e competenza per diffondere la cultura sportiva nei contesti giovanili e del territorio. Un lavoro quotidiano, svolto spesso dietro le quinte, che ora potrà contare anche sul nome e sull’eredità morale di Lo Giudice come simbolo ispiratore per le nuove generazioni.
Come ha scritto Valerio Piccioni nel ricordo che campeggia sui siti del Comitato: “Giorgio Lo Giudice è stato mille e un’atletica”. Atleta, allenatore, dirigente, giornalista, instancabile promotore, Lo Giudice ha dedicato tutta la sua vita a far conoscere e amare l’atletica, soprattutto ai più giovani. Le sue giornate erano scandite dal mantra “alle tre al campo”, i suoi allievi ricordano ancora oggi consigli tecnici e lezioni di vita, le sue parole hanno raccontato campioni e imprese.
Con questa intitolazione, il Comitato Regionale FIDAL Lazio rinnova il proprio impegno nell’educazione sportiva e culturale dei giovani, dando un nome – il suo nome – a un progetto che guarda al futuro con lo sguardo di chi, come Giorgio, non ha mai smesso di credere nella bellezza dell’atletica.
LA MOTIVAZIONE
Giorgio Lo Giudice è stato mille e un'atletica. Portando in tutte le fasi della sua vita, centinaia, forse migliaia di ragazze e ragazzi a sceglierla e a praticarla. Ci si è dedicato subito, chiedendo scusa agli inizi calcistici per diventare un discreto giovane mezzofondista, provando l'emozione delle finali dei campionati studenteschi con 50mila spettatori sugli spalti nella seconda metà degli anni '50. Ma è stato dopo, depositate da qualche parte le velleità agonistiche vere e proprie, che è diventato un formidabile promotore di questo sport, da allenatore, dirigente, organizzatore. Con Roma, i campi di Roma, l'atletica di Roma al centro del palcoscenico della sua vita.
I suoi a tu per tu con tante generazioni di studenti, fatti non soltanto di consigli e suggerimenti tecnici, ma di un rapporto a tutto tondo sulle cose della vita di cui tanti allievi diventati docenti e tecnici hanno potuto beneficiare, sono stati ricordati da tanti dopo la sua scomparsa lo scorso 4 giugno. Professore la mattina a scuola, tecnico e allenatore il pomeriggio: per anni queste abitudini sono state la sua vita sulla scia del suo grande maestro Alfredo Berra. Ma anche quando è subentrata la svolta del giornalismo a tempo pieno, Lo Giudice non ha mai "abdicato": impossibile trovare un giorno senza vederlo nell'amata Farnesina, all'Acqua Acetosa o alle Terme di Caracalla, fino ai giorni più vicini a noi, quando era l'animatore del Mille di Miguel allo stadio "Nori" di Tor Tre Teste e in tanti altri impianti.
Il Club Atletico Centrale, la Lega Atletica dell'Uisp, il Cus Roma, di nuovo il Centrale...E l'Armellini, il Castelnuovo, il Pasteur... In tutte queste esperienze c'è stata l'atletica e un profondo amore per la regina degli sport olimpici. Prima il mezzofondo da ragazzo, poi l'impegno con diversi marciatori, quindi le mitiche 100 x 1000, il battesimo della maratona e infine i campioni nati e cresciuti anche grazie ai suoi articoli, da Ashi Saber ad Andrew Howe. Ha attraversato davvero tutta l'atletica, quasi senza fare preferenze, quasi che ogni branca fosse figlia sua e diventasse impossibile confessare una piccola debolezza per l'una o l'altra. Mille e un'atletica appunto. Con una passione che non è mai stata un vezzo narcisistico, ma un entusiasmo da condividere con i più giovani. La frase "alle tre al campo" era il suo mantra. Che il suo nome e il suo cognome possano servire ancora per spiegare a tanti giovani la bellezza dell'atletica.

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